Il Giappone ha avviato il controverso piano del rilascio dell’acqua radioattiva in mare: la Cina ha bloccato gli import.
Dopo il via libera dell’Aiea allo scarico nell’oceano delle acque della centrale di Fukushima, devastata dalla triplice catastrofe radioattiva dell’11 marzo 2011, il piano è stato ufficialmente avviato. La decisione ha scatenato l’ira di Cina e Hong Kong, che hanno vietato le importazioni alimentari da 10 prefetture giapponesi.
Il rilascio dell’acqua radioattiva di Fukushima
Secondo la decisione del premier Fumio Kishida, oggi giovedì 24 agosto sono iniziate le operazioni di rilascio nell’Oceano Pacifico delle acque radioattive dell’impianto nucleare di Fukushima. Dalla Tokyo Electric Power Company Holdings un dipendente ha acceso una pompa dell’acqua di mare, segnando l’inizio di un piano che dovrebbe durare almeno 30 anni.
Gli oltre 1.000 serbatoi dell’impianto nucleare contengono circa 1,34 milioni di tonnellate di acqua trattata, e si prevede arriveranno alla loro capacità massima già nel 2024. Il liquido, per questo motivo, verrà diluito con acqua di mare rispettando i limiti consentiti dalle norme di sicurezza giapponesi, prima di iniziare lo scarico.
La Cina blocca gli import
A battersi contro la decisione è la Cina, che ha applicato tagli all’import di alcuni prodotti alimentari giapponesi. La sospensione delle importazioni riguarda i frutti di mare e i prodotti acquatici. “La sicurezza alimentare e la salute pubblica a Hong Kong sono le massime priorità del governo di Hong Kong, scrive su Facebook il governatore John Lee.
Il ministro degli Esteri cinese ha definito “un atto estremamente egoista e irresponsabile in spregio all’interesse pubblico globale” la scelta del Giappone.
Corea del Sud: “Dati trasparenti”
Il premier sudcoreano Han Duck-soo ha invitato Fukushima a divulgare in modo trasparente le informazioni sullo scarico. In una nota diffusa dopo l’avvio delle operazioni di rilascio, ha rimarcato che Seul “spera e sollecita ancora una volta il governo giapponese a divulgare informazioni in modo trasparente e responsabile sul processo di scarico dell’acqua che continuerà nei prossimi 30 anni”.
Giappone, il monitoraggio delle acque
Ma il governo giapponese sostiene che l’acqua debba essere rilasciata per procedere con lo smantellamento dell’impianto e prevenire fuoriuscite accidentali di materiale radioattivo. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) contesta che il piano possa avere un “impatto radiologico trascurabile su persone e ambiente“.
Tuttavia, l’Agenzia per la pesca del Giappone monitorerà i livelli di concentrazione di sostanze radioattive nei pesci catturati entro un raggio di 10 chilometri dalla centrale:i primi risultati arriveranno a partire da sabato sul sito web dell’agenzia.